domenica 8 marzo 2015

Black Past

Columba System, Marzo 2517

Gli è stato concesso di occupare una delle cabine singole dell'equipaggio: faceva parte del contratto di assunzione. Ed ora ha lasciato quella cabina alle spalle percorrendo il lungo corridoio che da quelle conduce fino alla plancia di comando della Brigade da guerra. In quei giorni di viaggio, da Safeport al sistema Columba, ha potuto accedere alla totalità degli spazi comuni, trattato come se fosse un membro dell'equipaggio da anni. Cinque uomini e cinque donne, di razze diverse e dagli accenti rimmer dei più variopinti; ha però riconosciuto che gran parte di loro proviene da Koroleva. Quando entra nella plancia di comando, riconosce immediatamente due cose: la consolle dell'artiglieria ed il negro alto e massiccio, con le spalle coperte da un - piuttosto noto - blackcoat.
Kenton Carsen.
Il suo nome viene pronunciato in modo impeccabile, con voce scura, profonda, fredda tanto quanto gli occhi scuri che si sente piantare addosso; gli scava dentro, come le zanne di un lupo che scavano dentro una carcassa ancora calda. Sente che sta cercando di metterlo a disagio, sulla difensiva, ma l'uomo nero si ricorda di avere davanti un uomo altrettanto tenace.
Ti stai preparando a qualche nuova guerra, Volkov? Perchè sono qui?
Perchè hai investito tutto quello che avevi in una guerra nella quale non hai mai creduto ed ora sei rimasto senza un soldo, senza navi e senza uomini. Perchè il denaro che guadagni facendo la guardia portuale alla Tower non è sufficiente a pagarti le bottiglie di rum che ti scoli in un giorno e così sei qui: come un cane randagio di Safeport che si aggira tra le lapidi dei cimiteri annusando il suolo e pronto a tirare fuori dalla terra cadaveri ancora commestibili.
Non mi hai risposto.
Non devo. Tra venti ore circa intercetteremo una nave di classe wyoming: tu siederai alla postazione dell'artigliere ed eseguirai i miei ordini. Fai quello che ti dico e verrai pagato; fai di testa tua, e nessun cane randagio troverà mai il tuo cadavere da depredare. E' chiaro?
Non aspettarti di essere chiamato capitano, Volkov.

Vladislav Ivanovich Volkov, 2517

mercoledì 11 febbraio 2015

Start

Sunset Tower, Febbraio 2517

Ha assistito in silenzio all'ennesima rissa all'interno del Crook Saloon; con una mano sulla bottiglia di rum e l'altra mano sulla revolver del cinturone. Ma non sono volati proiettili e non è morto nessuno: e gli sceriffi in browncoat non si sono neanche disturbati ad arrestare qualcuno. Quando lascia la presa dalla pistola, stanno buttando fuori dal saloon i due tizi svenuti, pestati a sangue.
Quindi, stavi dicendo che quel figlio di puttana di Hook ti ha pagato la metà questa settimana?
Annuisce, spostando gli occhi dagli sceriffi confederati sulla donna bionda che gli siede a fianco.
E perchè?
Perchè la strega zoppa è scappata per lo spazioporto durante il mio turno.
Tutto qui?
E lui, di nuovo, annuisce. Il viso sottile della ragazza non nasconde l'insoddisfazione nel sapere che quell'uomo quella settimana ha riportato solo la metà salario, perchè significa che dovrà accollarsi una quota in più dell'affitto del monolocale che si spartiscono nel Jackmark.
E non guardarmi con quella cazzo di faccia, Wright. La settimana prossima, ci rimettiamo in pari.
Ma lei incrocia le braccia sotto al petto, borbottando qualcosa in un saint stretto che neppure lui riesce a decifrare. Intuisce solo che sta inveendo.
Dammi una sigaretta, Capitano.
Non chiamarmi Capitano.
Dal giaccone nero, caccia fuori un pacchetto di Serenity, che getta alla donna.
Ma fumi le Cheltenham.
Prenditi le sigarette e sparisci, Sonja Wright; oppure se vuoi restare a blaterare, pagami un altra bottiglia di rum.
Agli ordini, Capitano Carsen.
E lei simula un saluto militare, strafottente e sgangherato, che non fa altro che innervosisre maggiormente quell'uomo. Dal pacchetto di Cheltenham se ne estrae anche lui una di quelle sigarette nere come il lutto; e come da tradizione, dedica un minuto di silenzio ai proprio pensieri.

Sonja Wright, 2517